Riccardo aveva molto talento ma era pur sempre un ragazzino e lui non sapeva proprio come gestirlo. I dieci anni che li separavano lo facevano sentire vecchio, senza forze e i pensieri poco casti che spesso si ritrovava a fare lo facevano sentire sbagliato. E questo lo faceva arrabbiare perché aveva giurato a se stesso che non si sarebbe più sentito così a causa dei suoi sentimenti perché non erano sbagliati, lui non era sbagliato. "Stai bene?" Ale si era riscosso dai suoi pensieri. Era l'ultimo giorno di lavoro e la registrazione era finalmente pronta. "Sì, perché?" "Sembri... diverso." "Diverso?" Riccardo aveva annuito. "I tuoi occhi. È come fossero spenti. È successo qualcosa? So che non ci conosciamo molto, che sono molto più piccolo di te e anche un disastro ma puoi parlarmi se vuoi. Da quello che hai scritto si capisce che hai sofferto molto e... non lo so. Ti sento simile a me anche se diverso." Alessandro aveva alzato un angolo della bocca dando il via ad un piccolo sorriso che, però, non aveva nulla di felice. "Ti senti mai spaventato da quello che provi?" "Sei forse innamorato di me?" gli domanda Riccardo ammiccando. "Quello sarebbe davvero un dramma." "Perché?" "Davvero dovrei spiegartelo?" gli aveva domandato divertito. "Fammi pensare. Perché ormai siamo colleghi, perché io sono etero e perché sono un piccolo disastro. Però sono anche meraviglioso quindi non sarebbe così strano." "E sei anche un grandissimo idiota" aveva ribattuto Alessandro dandogli uno scappellotto. Poi se n'era andato con un grosso peso sullo stomaco.All Rights Reserved