Mason vedeva solo nero.
Non desiderava vedere più la luce in fondo al tunnel perché ormai era sceso a patti con quel nero, talmente tanto, che era diventato la sua comfort zone e, di conseguenza, non era più abituato a vedere altri colori. Poteva dire di essere affetto da "acromatopsia emotiva".
Aveva visto nero quando era morto Timothy, aveva visto nero quando una bomba gli aveva fatto quasi saltare in aria una gamba, aveva visto nero quando si era accorto che la sua vita non sarebbe mai stata più la stessa.
Poi, un giorno, in mezzo a tutto il nero che circondava la vita di Mason, era spuntata una piccola macchia rosa, una macchia rosa di nome Sebastian.
Una macchia che Mason voleva pulire, cancellare, far sparire. Perché Sebastian era come uno di quei fiori selvatici che all'improvviso crescevano tra le spaccature dell'asfalto.
Era... come un fiore tra le mine.
Tutti i diritti sono riservati.
"Allora ti decidi a muovere il culo o preferisci che venga lì a fartelo?"
La sua voce profonda mi fa correre un brivido lungo la schiena. Apro piano gli occhi e lo vedo appoggiato allo stipite della porta.
È splendido come sempre, ha appena fatto la doccia e indossa ancora solo dei calzoncini, non posso fare a meno di incantarmi...
"Se hai finito di sbavare puoi alzarti e andare a farti una doccia... non ho voglia di fare tardi per colpa tua"
La sua voce ironica mi riscuote dai miei pensieri, come ho fatto a ritrovarmi insieme ad uno stronzo del genere è ancora un mistero per me...
"È più facile che sbavi per un branco di lombrichi" dico indignato e mi giro dall'altra parte dandogli le spalle.
So che ha ragione, ma non voglio dargli la soddisfazione di fare ciò che mi dice neanche se ne andasse della mia stessa vita.
Per alcuni aspetti siamo esattamente come la prima volta che ci siamo incontrati, sempre pronti a litigare e ad urlarci contro per ogni sciocchezza...
se allora qualcuno mi avesse detto che avrei condiviso il mio letto con quello psicopatico di Kian Logan gli avrei riso in faccia.