Non è caccole - Un romanzo di lame, tweed e bombe

«È un brutto periodo di crisi, caro ragazzo mio!» Tornando a casa dal suo ennesimo colloquio di lavoro, non può fare a meno di continuare a pensare a quella stronza che gli ha bruciato mezza giornata.

Alberto Occhipinti, ventiseienne disoccupato di Cinecittà Est, tra affollati condomini di anonimi palazzoni ad otto piani, dalle claustrofobiche abitazioni. Una Laurea Magistrale col massimo dei voti in Storia dell'Arte, del tutto inutile. «È un brutto periodo di crisi, caro ragazzo mio!» Pancetta, gusto per moda anni Settanta – del XIX secolo –, una vera e propria ossessione per Giacomo Leopardi e pochi, pochissimi amici. Due in tutto. Il primo, Michele Tortorici, venditore d'assalto, uno di quelli che, con la penna tra i denti aggrediscono ignare vecchiette nel centro commerciale, cercando di rifilare incredibili contratti a 72 mesi con telefoni in comodato d'uso, tablet e magari anche un pc. Predilezione per abiti e scarpe costosi, locali di tendenza ma soprattutto un'insana passione per le bombe al cioccolato.
Il secondo, Valerio Tassoni, biondo nasuto, scatarratore seriale sempre armato di serramanico – «perché nun se sa mai...» –, basetta démodé alla Lupin III. Fascista per ignoranza, coatto, puzzolente, squallido, si imbosca durante il lavoro per sfuggire ai superiori aguzzini e alla fatica. Una vita appresso alle figurine dei calciatori e alle ragazze. Album completi, single per scelta. Altrui, chiaramente.
Ma un'avventura sta per sparigliare le carte: una parentesi tra precarietà, contratti in scadenza, provvigioni, licenziamenti. Un momento di libertà, la rottura di ogni schema.
Sesso? C'è. Droga? Sì, dai. Rock 'n' Roll? Pure quello. Violenza? Ovvio. Alcool? A fiumi.
Ma soprattutto caccole ed espettorati in abbondanza.