"Dopo che l'indovino Calcante presentò il suo responso, Agamennone, seppur a malincuore e pieno di rabbia, accettò di rinunciare al suo bottino di guerra, la schiava Criseide, che tanto gli piaceva. l'Atride fece questo sacrificio per amore del suo esercito, ma in cambio chiese un premio in segno d'onore per non rimanere l'unico senza ricompensa. Dopo che gli chiesero cosa volesse in cambio, visto che il bottino di guerra era stato già spartito, Agamennone rispose di voler ricevere un premio alla pari del precedente. Achille a quel punto lo accusò di egoismo con insulti molto pesanti, minacciando l'Atride di ritornare alla sua città Ftia. Agamennone non si diede pensiero del suo rancore, e ordinò di consegnargli il suo nuovo bottino di guerra, la schiava Briseide. Achille, sul punto di estrarre la spada, fu fermato dalla dea Atena che tentò di placare gli animi. Achille ubbidì alla dea e il pelide si rivolse ancora contro Agamennone continuando a sfogare la sua ira sminuendo la figura del sovrano e prevedendo la caduta degli achei sotto i troiani senza l'intervento del suo possente esercito dei mirmidoni."