Non ho mai creduto nelle anime gemelle, né in un amore travolgente che ti faccia dimenticare come si respiri. Hannah Arendt ha definito la banalità del male, io questa banalità la vedevo soprattutto nell'amore: tutte le coppie così simili alle altre, che si comportavano come attori che seguono una sceneggiatura ben nota a tutti, che si abituano fin troppo velocemente alla presenza e all'essenza dell'altro, che ricadono sempre schiavi di quel circolo infinito che è la vita, dettato da norme sociali, consuetudini, idee impiantate nel nostro subconscio sin dalla tenera età. ose, sperimentare, conoscere, cambiare... per non lasciare mai una casella bianca vuota. Realizzai non l'inesistenza dell'amore, ma la sua banalità, la sua lunga e lenta trasformazione in abitudine, tanto da dimenticarsi i motivi per i quali si ama l'altra persona, una banalità che però piaceva a tutti tranne che a me. Perché la banalità dà stabilità e sicurezza, cose che, a differenza mia, molte persone perennemente ricercano. Neanche il loro era amore, era semplicemente l'incontro di due bisogni umani. Tuttavia non ho mai smesso di credere nell'amore, quello vero dipinto in quadri, descritto in libri, raccontato in serie tv, ma ero convinta che la sua rarità così preziosa non avrebbe toccato me, come la maggior parte degli esseri umani. A differenza dell'amore, non ho mai creduto nelle anime gemelle, così a 13 anni come a 20, finché non ho incontrato la mia. E finché poi l'ho persa.
"and tell me why does my heart burn,
when i see your face?"
Jacopo e Lavinia si odiano, si rivolgono la parola solo per insultarsi e non riescono a stare nella stanza per più di cinque minuti.
Ma cosa succede se uno dei due crolla e riesce a trovare conforto solo nelle braccia dell' altro?
[ambientato fuori dalla scuola]
1° in #jacopo (31\01\25)