Dal 1° Capitolo:
“Ma', dove hai messo il mio top?” urlò la darkettona, scendendo le scale repentina.
Conosceva sua madre come le sue tasche, sapeva benissimo che lei centrava nella
scomparsa del suo indumento preferito.
“Quale, quello nero e scollato?” domandò la donna, continuando a stirare i
panni tranquillamente. Ovviamente la signora Reed era una donna un po’
all’antica, e vedere la sua bambina indossare certe cose la rendeva indignata.
Era convinta, in fondo, che la ragazza stesse passando solo una fase
adolescenziale e raggiunti i vent’anni sarebbe ritornata libera dal suo
rossetto nero e tutto il resto degli abiti ovviamente neri.
“Sì, esattamente” ribatté Cassie sospettosa, incrociando le braccia sotto il
seno.
“Ah sì, l'ho buttato” rispose con nonchalance, senza neanche guardarla negli occhi.
“TU HAI FATTO COSA?” gridò la ragazza, rossa in volto per la rabbia.
Dal 2° Capitolo:
“Oddio, chi ha spento la luce?” ridacchiò Ashton e sua
cugina Scarlett gli diede uno scappellotto sulla nuca, facendogli male.
“Devi essere sempre così violenta?” commentò il riccio, massaggiandosi la parte
dolorante.
“Con te la violenza bisogna usarla, magari diventi intelligente”
[...]
Ashton cambiando argomento chiese: “Ma che fine ha fatto
Scarlett?”
Nessuno ebbe il tempo di rispondere, che in lontananza la
videro avvicinarsi a pugni stretti e denti digrignati.
“Scarl, ma che ti è successo?” domandò la sua amica.
“Ricordami perché sono venuta qui” sbottò la castana.
“Perché mi ami?” azzardò la bionda con un falso sorriso
innocente.
Dal 4° Capitolo:
“Ma che cazzo..? Calum?” imprecò Cassie, mentre lui si avvicinava.
E appena Scarlett sentì il suo nome sbiancò, mentre la dark lo abbracciava
giocosamente.
Li fece accomodare e mentre i ragazzi decidevano cosa fare in serata la mora
prese da parte la sua amica e le sputò “Lui. Cosa. Ci. Fa. Qui”.
Charlotte le sorrise falsamente e le disse “L'ho invitato io”
Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre.
Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura".
Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro.
Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido.
Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata.
Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.