Dalì dipingeva nuvole e scriveva poesie nel mezzo della notte, quando il mondo dormiva e nel silenzio i pensieri sussurravano rumorosi dietro la nuca. A Dalì i dipinti del suo omonimo non piacciono neanche poi così tanto, ma Dalila è un nome che non le si addice e a forza di farsi chiamare Dali l'accento si è insinuato indisturbato sull'ultima i. Dalì cerca di ritrovarsi nonostante il dipinto surrealista che ha in testa, la sua vita è una confusa accozzaglia di impressioni spennellate velocemente en plein air e sotto il colore ancora continua a intravedere i bozzetti neri a carboncino. Il nero le è rimasto sulle dita e lei ha smesso di dipingere. Ora quel nero è dentro di lei, uno scarabocchio affondato nella carta, che cerca di vomitare e mettere nella scatola trasparente sotto al letto assieme a vecchi colori, pensieri e pennelli martoriati. Dalì dovrebbe riprendere a dipingere.