✫-𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐦𝐢𝐞𝐢 𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢, 𝐧𝐨𝐧 𝐬𝐢𝐞𝐭𝐞 𝐝𝐨𝐯𝐮𝐭𝐢 𝐚 𝐥𝐞𝐠𝐠𝐞𝐫𝐥𝐚-✫
-𝚙𝚎𝚛𝚌𝚑𝚎́ 𝚑𝚘 𝚜𝚌𝚛𝚒𝚝𝚝𝚘 𝚕𝚊 𝚜𝚝𝚘𝚛𝚒𝚊
Rivedendomi il film "Troy" ero tornato ad ossessionarmi con Achille, talmente tanto che come al mio solito ho deciso di creare una fanfiction.
Quindi ovviamente, i volti dei personaggi me li sono immaginato proprio come nel film, giusto per darmene un'idea chiara, tutte le idee e alcuni luoghi nella storia sono di mia invenzione.
!!gli errori fatti nella storia sono dovuti alla mia voglia di scrivere durante la notte, infatti ci saranno molti cambiamenti anche in capitoli già pubblicati!!
-𝚙𝚛𝚘𝚝𝚊𝚐𝚘𝚗𝚒𝚜𝚝𝚊
Il protagonista di questa storia é un giovane ragazzo di nome Kal che per la morte di entrambi i suoi genitori, é stato obbligato a trasferirsi dai cugini, visto che lasciarlo solo con il fratello che era re non era possibile, soprattutto dopo quello che aveva passato.
Non é mai stato cresciuto come principe, dopo la morte del padre, la madre ha provato a tenere lontano i figli dalla guerra, temendo di perdere anche loro, ma il fratello maggiore di Kal ha deciso di seguire comunque le orme del padre.
Kal é sempre stato rinchiuso nel palazzo stando sotto gli ordini della madre, imparando a suonare l'arpa, ma senza mai conoscere il mondo esterno che é diventata ora mai qualcosa di nuovo per lui.
Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre.
Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura".
Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro.
Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido.
Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata.
Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.