C'è chi lotta per la vita sapendo che, inevitabilmente perderà poiché è questa la conclusione che permette il giusto equilibrio tra avere e donare, tra essere e sperare. C'è chi lotta, invece, per la morte sapendo che, inevitabilmente, il suo destino non è servirla mantenendo la libertà che ci concede la vita, ma esserne schiavo: un essere inerte sotto il suo freddo mantello. Colui che si affida a lei macabra è sopravvissuto alla lama del Kronos (tempo cronologico fondato sul principio della quantità), ma non del Kairos (tempo indeterminato fondato sul principio della qualità) e del Aion (tempo perpetuo sede di tutta l'energia, collegato alla vita dell'umano). Eamond, ansioso cronico, che concepisce il tempo come il ruotare delle lancette, è appena uscito dalla sua prigione il 'William Wordsworth Collage'. Tre parole per descriverlo: immorale, rigido, perfezione. Come farà Eamond a riprendere una vita che non gli è mai appartenuta? Come se non bastasse un'ombra sconvolge i suoi sogni, dice di chiamarsi Eliene. Si deve essere per forza liberi per essere felici? Si deve per forza allontanare la sofferenza per essere liberi? Il male lavora attraverso la morte o è il contrario? E se il male avesse la perfezione come aggettivo? ''Non puoi scappare dal freddo amplesso ma puoi fartelo piacere, vieni ti insegno io''