Il peso del dopo [DracoxHermione]
Era stata sul punto di morire.
Ogni respiro una pugnalata nei polmoni, ogni battito del cuore un colpo sordo, violento, come se la vita stessa stesse tentando di fuggire da quel corpo spezzato. Aveva chiuso gli occhi, annientata, e la disperazione l'aveva avvolta come un sudario. Una lacrima - calda, disperata, salmastra - le era scivolata sulla guancia, tracciando una linea di resa mentre la bacchetta le cadeva dalle dita ormai intorpidite.
Il Mangiamorte avanzava con lentezza calcolata, godendosi l'agonia della preda. Ogni suo passo era un colpo di martello nella mente di Hermione. Le gambe non rispondevano, ogni fibra del suo corpo era scossa da brividi incontrollabili. La fine era lì, nuda e crudele, pronta a ghermirla.
E proprio quando il destino sembrava chinare la falce, l'aria esplose.
«Expelliarmus!»
La voce-familiare, impossibile, un urlo spezzato che lacerò il silenzio come una lama affilata-le trafisse i timpani e la disperazione. Si voltò di scatto, incredula, come se anche solo girare la testa potesse infrangere un'illusione troppo fragile per essere vera.
E lo vide.
Draco.
Pallido come un cadavere, tremante, le vesti lacere e sporche di fango e sangue. Ma furono gli occhi a colpirla più di ogni altra cosa: pieni di qualcosa che non sapeva definire. Dolore. Rabbia. Colpa. Determinazione. Quegli occhi erano incollati ai suoi, e sembravano dirle tutto e niente.
«Non dirlo a nessuno,» sussurrò. La voce gli uscì a fatica, roca, come se ogni parola fosse un peso insopportabile. E poi sparì. Un attimo e non c'era più. Inghiottito dall'ombra, come se non fosse mai esistito.
Hermione rimase lì, in ginocchio, il cuore che ancora cercava di capire se battere per il sollievo o per l'orrore. Con la morte alle spalle e un enigma davanti agli occhi.