Dal senso di fallimento alla consapevolezza.
Se non sei una mamma non sei nessuno, hai fallito la tua mission nella società e nel mondo. Ma se il tuo cuore è un cuore di madre pur non avendo messo al mondo figli, allora diventa dura.
Hai voglia a fare mindfullness, coaching, reiki e tutti i vari fatti e pratiche connesse.
Ancora oggi funziona così, se sei una donna del sud, vissuta a cavallo tra il 20esimo 21esimo secolo, puoi essere laureata. masterizzata, carrierizzata, ma non hai figli, non sei nessuno. Anzi, non sei. Punto.
Tutti i sogni di ragazzina di cui ti sei nutrita nella stessa società che ha nutrito tua nonna, tua mamma, tua zia, le amiche di tua mamma, e poi le tue amiche, tutto ti ha preparata per diventare madre. Ed anche il tuo cuore lo voleva. E lo vuole ancora.
Non c'erano ancora le questioni gender, non ti ponevi nemmeno la questione e quando ti regalavano la bambola, era il regalo che diceva chi sei, chi sarai...
Quello era l'archetipo di ogni desiderio annunciato, di ogni grembo vuoto che aspettava già di sentirsi riempire di vita.
E cominciavi a fare la mammina così, vestendo, pettinando e curando quella figurina di pezza, di gomma, di plastica. Qualunque fosse il materiale quelle erano le tue prime prove.
La prima bambola a cui ho attribuito la difficile entità di figlio era un nudo bambolotto che voleva rassomigliare a Cicciobello.
Ve lo ricordate Cicciobello? Dipende dall'età. Se mi seguite sui 45/55 allora dovrebbe fare parte della vostra memoria storica.
Lo avevo chiamato Marcolino. Poi Luchino, poi Giacomino, senza mancare di appioppargli il giusto diminutivo.
È dura avere un canale d'amore che ribolle senza riferimento, finisci per donarlo a chiunque con esiti dolorosi, o a nessuno, con l'unico esito possibile: la depressione.
Ma prima, molto prima di acquisire queste profonde consapevolezze ne deve passare di storia nella tua vita, dove ogni incontro diventa un errore e tu stessa ti senti l'errore.