Ci fu un tempo in cui tutto era felice, papà non urlava, mamma era a casa, non ero costretto a proteggere Vic. C'è stato un tempo in cui delle corse sapevo solo che papà non ne aveva vinte, che erano per i grandi. All'epoca giocavo a calcio, ero felice, credo. Non credo di conoscere la felicità, non più. Anzi, temo di non averla mai conosciuta. Forse quei sorrisi, quelle risa, che liberavo sul campo da calcio di Bree altro non erano che spaccati della vita felice e domestica dei miei amici, di cui entravo a far parte.
Sono il figlio di mezzo, quello con i vestiti passati dal fratello maggiore, quello che è sempre comparato, l'ultimo ad aprire i regali. Lorenzo è il maggiore, il primo figlio, prudente e pacato, ma purtroppo non ha appreso lo spirito di Monaco appieno, arrivando ad essere una persona un po' attaccata al denaro. Arthur è il cucciolo di casa, l'ultimo figlio, quello più viziato. A me non è mai dispiaciuto, mi piace vederli felici. Ma quando, alle superiori, Arthur aveva le Jordan nuove, non necessarie, e io continuavo a girare nelle mie converse bucate, la gelosia si faceva sentire. Non ho mai chiesto molto, anzi mai più del necessario.
Due storie, due dolori diversi. Un solo destino. Un rifiuto e un amore.
Si possono cambiare le cose già scritte?
"Perché tutte le piccole cose che fai
sono ciò che mi ricorda perché mi sono innamorato di te
E quando siamo separati e mi manchi
chiudo gli occhi e tutto quello che vedo sei tu"