A quella ragazza dall'iride marina

<<Signorina perché noi una delle case editrici più famose dell'intero stato. Dovremmo pubblicare un libro su una ragazza comune, come le altre?>> Chiese spazientito.

Osservai il suo sguardo che attese mia risposta e dissi con semplice tranquillità: <<Voi credete negli angeli,
signor Clarck?>>

Il suo viso incredulo e scorbutico esclamò; <<Non mi intendo di religione signorina!>>

Sorrisi con pace, presi in mano il manoscritto e adocchiando la copertina in essa presentata, non mi arresi e continuai a dire: <<Nemmeno io. Ma ho visto un angelo intrappolato in una gabbia di vetro dalle fiamme rosso avorio. E sa perché voglio pubblicare una storia dalla quale non sprizza di molteplicd fantasia? Scrutai le sue iridi una volta tanto, dal color di ebbrezza marina, come la sfuma del mare di una mattinata incrostata. O un tramonto incoronato dal verde acqua più maestoso che ci sia così saccente, pretese di sapere tutto dell'anima di quella ragazza.>>

L'editore si avvicinò al libro, e quando gli occhi che gli appartennero appoggiarono il suo cuor più macchiato di lussuria snocciolata. Alzò l'attenzione in me e disse:
<<Come si chiama questa ragazza?
I suoi occhi, sono magnetici. Io non ho mai visto un capolavoro così bello in vita mia.>>

Ridacchiai e vittoriosa risposi: <<Chiamatela Ally, ve ne prego.>>
<<Si ritroveranno in lei, i miei lettori. Questa non è un'affermazione, ne un presagio, è una consapevolezza.>>

<<Il titolo del libro è interessante.>> Constatò e annuì con approvazione.

"A quella ragazza dall'iride marina."