In questo romanzo cerco di condurre il lettore in un coinvolgente racconto di vita vissuta, con una dovizia e precisione di episodi ed esperienze impressi nella mia memoria. Il mio è un viaggio in un paesaggio e ambiente bucolico, che mi hanno segnato per tutta la vita. È l'esperienza e la fortuna di chi, come me, si è trovato a vivere il periodo di transizione dalla vita dei campi, fatta con la fatica e il sudore delle mani, alla meccanizzazione e alla modernizzazione. A rendere affascinante questo viaggio a ritroso nella mia biografia, vi è poi un susseguirsi di affetti, di persone care, di figure tutte particolari, nel carattere e negli atteggiamenti. Il romanzo è, per così dire, una storia nella storia.
I personaggi: za F'lumena, la nonna dal carattere deciso, il vulcano sempre pronto a esplodere, mio padre, zia Paola, zia Lina, zio Ferdinando, zio Armando, il barbiere-fisarmonicista, il guardaboschi, il fornaio, la pettinatrice, il vecchio vignaiuolo (che in un primo momento si presenta come analfabeta, ma...), l'unico vigile urbano, il fattore Luigi, che m'insegna ad andare a cavallo, e sua moglie Carmela, ottima cuoca, e Cerasella, l'asina della nonna. Con Serra delle Volpi offro al lettore la possibilità di aprire lo scrigno della memoria della vita, e di riviverla. I ricordi d'infanzia rimangono indelebili nella memoria di ciascuno, e vale per tutti. In questo racconto autobiografico, attraverso un'esposizione quanto mai semplice e lineare dal punto di vista espressivo, racconto le mie reali esperienze di ragazzino di appena sette anni, che, da solo e a bordo di autobus di linea (ben tre, per cento chilometri appena), nella calda estate del 1955 si reca da Corato a Rocchetta Sant'Antonio, un paesino dell'Appennino Dauno Irpino, dove viveva Filomena, la mia energica e infaticabile nonna materna.