Eva Pavlova è chiunque e nessuno.
Figlia dello specchio, è il riflesso delle vostre idee, l'eco delle vostre congetture e l'ombra delle vostre proiezioni. È un buco nero per l'anima affine al buio e un caleidoscopio per chi vaga su questa Terra lasciando dietro di sé molliche di pane multicolori. Se ispezionate nei suoi occhi, nulla vi troverete che già non conosciate intimamente, e niente uscirà dalla sua bocca che voi non abbiate già pronunciato, in veglia o nel sonno. E per quanto sempre più pressante la curiosità di saper chi lei sia, o fervente il desiderio di conoscerla mentre lei vi scivola, amorfa, come sabbia fra le dita, arriverete al punto in cui un'epifania vi coglierà come un fulmine su pietra lavica, e vi sarà chiaro che da lettori siete ora letti, e che anche ad Eva Pavlova interessa sapere chi siete voi.
Indispettiti ma imperterriti, avanzerete nella lettura come incede l'assetato verso un pozzo che sa essere vuoto.
Ed è solo quando la ricerca sarà ormai giunta al suo culmine, incerti se siate stati voi a chiudere la pagina o sia stata lei, fugace, a congedarsi di sua sponte, che un industrioso formicaio vi percorrerà febbrilmente il corpo teso dalle punte degli arti e la Verità delle cose risplenderà sul vostro capo come un diadema.
Solamente allora capirete che la vera storia eravate sempre stati voi, e che Io l'avevo scritta per lei.
Tutto inizia da un tradimento, uno sbaglio provocato dal rancore e dalla fame di successo. Una cascata di avvenimenti distruggerà il passato e scriverà un nuovo presente pieno di dolore, intrappolata in una prigione tutt'altro che dorata Elizabeth assisterà troppo presto alla crudeltà di cui è capace questo mondo e verrà strappata alla sua giovinezza, costretta a diventare un adulta e a badare a se stessa perché nessuno lo farà al posto suo. Dovrà abituarsi alle coltellate alle spalle e al peso della spada di Damocle che grava sulla sua testa, incarnando i demoni del suo passato, ad un respiro dall'essere trafitta.