Imperial Wolver III
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Ongoing, First published Jul 05, 2024
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III LIBRO DELLA TRILOGIA - ARCADIA ARC
La guerra è oramai un ricordo lontano e i trattati tra Vampiri e Licantropi hanno portato la pace ad Arcadia, sigillando il nuovo ordine. Zero è il figlio dei due più valorosi guerrieri delle due fazioni, Chloe Blake e Joseph McKingsley e come Ibrido la sua vita sugella in modo vincolante il concordato. Zero tuttavia è vivace e curioso, in otto anni non è mai uscito dall'isola e ciò che vuole è scoprire cosa si celi là fuori, tra orde di Cacciatori, Demoni e mostri. O così gli è stato raccontato dai genitori per tenerlo alla larga dal potere dei cristalli e dal mare che circonda l'isola. Tormentato da sogni e visioni di un passato oramai perduto, il cucciolo si crogiola tra le giornate passate alla nuova Lega e la magione dimessa dei Larsen; soprattutto con Ru, il ragazzo di cui è innamorato. Durante una notte di luna piena, Gwyn attua un colpo di stato e pone severe condizioni: gli serve l'Ibrido per il suo piano. 
L'ultimo avvincente capitolo della trilogia di Arcadia, il passato tornerà finalmente a galla con la leggenda dell'Imperial, il primo alpha. Si vedrà la nascita di Arcadia, il mistero che l'avvolge, dèi e mostri e, soprattutto, ciò che in verità era il padre di Chloe, l'eterno campione Zero.
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Cloe ha diciotto anni, un diploma di alberghiero fresco di stampa e un quaderno pieno di sogni che però non riesce più a riempire. Questo l'ha resa insicura riguardo a sè e al proprio futuro, che vede nebuloso e incerto, e sorda al richiamo della cucina e dei libri, le sue più grandi passioni . La sua via di fuga è la stazione, dove ogni giorno prende un treno per andare a lavorare, dove si senta a casa e dove vorrebbe trovare il coraggio di scegliere: il treno sicuro che vorrebbero i suoi genitori, o quello incerto che sogna da tutta la vita. Quando incontra Astrid, però, non c'è margine di scelta: Astrid ha venticinque anni, nessuna ambizione, nessuna prospettiva e apparentemente nessun interesse; vive giorno per giorno, lavora quando riesce e dalla vita ha ricevuto solo una voragine che niente è mai stata in grado di riempire. Il suo treno è malconcio e traballante; non è fatto per accogliere persone o garantire un viaggio sicuro, salire è sconsigliabile. Cloe finisce a bordo accidentalmente, e quella che doveva essere una traversata temporanea si trasformerà in un lungo viaggio inatteso e disordinato. Tra scossoni, sassi e scintille lungo i binari, tempeste, pericolose deragliate, riassestamenti, soste lungo il percorso e ripartenze, un'improbabile conoscenza si evolverà in un'indissolubile amicizia che le porterà lontano, tra stazioni inconsuete e passeggeri che cambieranno le loro vite; e impareranno che non conta la destinazione ma il viaggio, e che non sempre il treno giusto è quello che ci si aspetta ma quello che si sceglie
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"Sta nascendo, sta nascendo!" Alla cava, il grande Berto posò la mazza e si tolse il fazzoletto dagli occhi, scuotendosi di dosso le schegge e la polvere del granito con le manacce callose. "Sta nascendo?" chiese agitato il gigantesco tagliapietre. "Sta nascendo!" rispose agitato il piccolo corriere. Allora il grande Berto mollò tutto e prese su il giovane messaggero, correndo tanto che il naso gli divenne rosso anche senza vino. Corse e corse lungo le stradine, riconoscendo ogni pietra che aveva scodellato a pugni dalla montagna. Buttò giù la porta e si precipitò dentro casa come un toro, seguito a ruota da tutti quelli che potevano stare nella minuscola casetta. "È sano?" chiese spaventato il grande Berto alla giovane moglie, la Guendalina. Lei si lasciò andare a grandi singhiozzi, tirando su con il naso tutta spaventata. Tutte le donne chinarono il capo, asciugandosi le lacrime. Al grande Berto si inumidirono gli occhi. "È sano?" chiese alla vecchia levatrice. "È perfetto." La moglie lo afferrò per il gilet, e lo tirò a sé, affondandoci il viso, per poi scoppiare in un pianto disperato.