SINOSSI L'unica bellezza... la vera poesia... non è mai la purezza, bensì la follia. E Disforia è un romanzo di poesie... spesso folli. Perché la poesia deve essere così: folle. Dura e cruda. Ruvida. Violenta come un pugno nello stomaco. Oppure dolce, lieve. Appassionante e seducente... come le tette e le gambe di una donna. Disforia è questo: un libro rabbioso, brutale. Feroce. Ma a tratti anche amabile, soave, struggente. E soprattutto, erotico e carnale. Provocante e provocatorio. Impudico. Si tratta di una storia raccontata attraverso vari componimenti poetici, ciascuno dei quali rappresenta una scena, un evento o un momento della storia stessa. In mezzo, tra un componimento e l'altro, il "non detto"... Tutto da decifrare. A partire dal tema centrale: la disforia... Che caratterizza l'epoca contemporanea, a diversi livelli e in qualsiasi ambito sociale. E che non coincide con il concetto di depressione. Ma disforia non significa nemmeno assenza di euforia (di benessere, gioia, serenità, felicità...). Quella semmai è l'aforia. A-foria: cioè non-euforia. Il non stare bene. La disforia invece è di più: è uno stato d'animo peggiore. Ancora più negativo. Il prefisso dis evoca il male, il pessimo... Pertanto, tradotto, disforia vuole dire vivere l'euforia in malo modo; e in una maniera sbagliata. Bugiarda. La disforia è ciò che non ci fa stare davvero bene, benché ci si illuda di stare perfettamente bene, di essere contenti e appagati. È la falsa euforia... Quella specie di infingimento (ipocrita, conformista e convenzionale, da opportunisti e un po' fariseo...) di cui sono pregni i nostri comportamenti e le azioni quotidiane. Vogliamo andare a cento all'ora, e siamo depressi. Pardòn: disforici. Disforia... La finta euforia... Che ci induce ogni giorno a essere tutt'altro... rispetto al noi stessi!