"Vi siete mai chiesti cosa si provi a morire? A morire lentamente, in una pozza di sangue che incomincia a fermentare e raffermarsi sotto la brezza marina impietosa? A morire con gli occhi ancora aperti, ed una lacrima salata che vi scende silenziosa e gelida lungo la guancia, rigandovi lo zigomo, raschiandovi la pelle incrostata di terra e polvere da sparo, per poi colarvi giù dal mento e mescolarsi a terra alla pozza di sangue nella quale state lentamente espirando. Ve lo siete mai chiesti? Penso che lei, con i suoi capelli castani sparsi a terra, impiastricciati nel suo stesso sangue raffermo, le braccia scomposte, incapaci di sollevare ancora un'ultima volta l'arma al suo fianco e premere il grilletto, si chiedesse solamente se ne fosse valsa la pena." "Ne è valsa la pena?" Thalia era tormentata da questa domanda mentre scappava per le strade buie della città, con l'odore di ruggine e salsedine che le bruciava nelle narici, a fianco di una sconosciuta dai capelli viola e gli occhi dispari. "Ne è valsa la pena?" River se lo chiedeva, rinchiusa oltre le finestrate di un grattacielo del governo, costretta a guardare la guerra civile decimare le strade. "Ne è valsa la pena?" Timothee, Maya, Neil e Matija se lo chiedevano, incatenati come le spie in un clan mafioso, con nient'altro che un vecchio diario e un carrilon tra le mani. Ne era valsa la pena di lasciare Khanun, quando i velenosi serpenti di Ven-Ice, avevano anche più coltelli tra le dita?
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