La morte non dovrebbe essere complessa, e neanche trascinare con sé il dolore. La sofferenza, quella, dovrebbe appartenere alla vita. Alla possibilità di sentire il proprio corpo, di comprenderlo, di afferrarne ogni sensazione e di lasciarla imprimere nella memoria, per essere più pronti, più svelti la prossima volta - perché la vita è un susseguirsi di opportunità, di nuove occasioni e di speranze. Dalla morte, invece, non dovrebbe esserci alcuna lezione da imparare, e quindi alcun dolore. [Fermiamoci alla morte di James Norrington, e rimescoliamo le carte in tavola. Accenno a tratti dub/non-con Norrington/Beckett. Epilogo Sparrow/Norrington].
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