Anemone si sente alla deriva, come una foglia trascinata dalla corrente, prigioniera di un passato che le pesa sulle spalle e di ferite che nessuno vede, ma che lei sente bruciare sotto la pelle. Ogni passo sembra un tentativo fallito di risalire in superficie, ogni giornata è una lotta silenziosa contro il vuoto che la divora. Si è abituata alla solitudine, alla paura di essere troppo fragile per essere amata davvero.
Poi incontra lui. Diverso, distante, segnato a sua volta da cicatrici che non racconta. Non è il salvatore che lei sognava, né l'eroe delle storie che si raccontano per addormentarsi. È ruvido, a tratti scostante, eppure nei suoi occhi c'è qualcosa di familiare, un'eco della stessa tempesta che agita il cuore di Anemone. È l'unico che riesce a guardarla senza giudizio, senza pietà. Solo con comprensione.
Il loro amore non è facile. È fatto di silenzi carichi di cose non dette, di notti in cui il peso dei ricordi si fa insopportabile, di mani che si sfiorano e poi si allontanano, come se avvicinarsi troppo fosse pericoloso. Si fanno male, a volte. Si perdono, si cercano, si respingono, ma ogni volta tornano l'uno dall'altra, come se il loro dolore parlasse la stessa lingua.
Eppure, nonostante le crepe, nonostante le paure, qualcosa cambia. Lentamente, lui le insegna che non è rotta, che non è condannata a sprofondare. E lei gli mostra che anche lui merita di essere amato, nonostante tutto. Si tengono in piedi a vicenda, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, ricostruendosi l'uno attraverso l'altro.
Non è una storia perfetta. Non è una favola. Ma è reale, ed è loro. E, in qualche modo, li salva entrambi.
Whitney ha solo 19 anni e fin troppe responsabilità per la sua giovane età.
Il suo unico scopo nella vita è quello di riuscire a ritagliarsi un posticino fuori dalla sua piccola cittandina amish, in questo nuovo mondo che tanto riesce ad intrigarla.
Perciò, quando le viene offerta la possibilità di lavorare in un Coffee Shop, frequentato assiduamente dagli studenti della NYU, la ragazza accetta senza batter ciglio.
Non c'è nessuno che la metta in guardia sulle attenzioni indesiderate dei tanti studenti che si addentano in quel localino anche solo per ammirare la sua pelle diafana; così come non c'è nessuno che le sussurri parole di conforto quando qualche ragazzino tracotante si diverte a incuterle timore.
Ma Whitney è quel tipo di persona che riesce a trovare un motivo per essere felice anche nelle cose più insignificanti. Tant'è che la sua fonte di sollievo principale consiste nel guardare di sottecchi, ogni giorno, l'unico ragazzo che non ha mai provato a prendersi gioco della sua ingenuità.
Quel ragazzo è Justin, uno studente della NYU che si reca sempre in quel locale, per poi rintanarsi in un angolo, ordinare quantità abnormi di caffè e torta al cioccolato e dedicare la sua completa attenzione ai suoi libri.
In una sera qualunque, improvvisamente, lo sguardo di Justin si posa finalmente su quella ragazza troppo timida per attirare di proposito la sua attenzione. E, come se fosse la cosa più naturale del mondo, la invita a sedersi accanto a sé.
Non le dice niente di sé, se non il nome. Non le parla dei suoi problemi e non le confessa nemmeno di essere stato più volte ad un passo dalla morte per aver bevuto come un dannato. Non ammette di essere pentito per aver giocato a fare il bad-boy, pur di apparire più forte di quello che è realmente.
Semplicemente tace e l'ascolta farfugliare cose senza senso, chiedendosi come si possa percepire l'infinità del cielo in un paio d'occhi scuri come l'ebano.