La scena si apre in un'atmosfera tesa, come se ogni parola, ogni gesto, fosse carico di un'energia incontrollabile, pronta a esplodere. L'incontro tra di loro è inevitabile, quasi predestinato, ma nessuno dei due è preparato per ciò che scivola fuori dal controllo.
Lei è il tipo di persona che non sa tenere la bocca chiusa, una lingua affilata come una lama che non ha paura di scivolare in territori pericolosi. Ogni sua parola è un'arma, una risata pronta a sfidare ogni convenzione, ogni regola che lei impone. Eppure, nonostante la sua vivacità, c'è qualcosa che la rende vulnerabile, come un fuoco che arde troppo vicino alla pelle, ma che non può essere ignorato.
Lui, invece, è un caos in movimento, con la sicurezza di chi ha sempre avuto tutto sotto controllo. Ogni suo passo è una sfida, ogni suo sorriso un promemoria che nessuno, nemmeno lei, può fermarlo. È l'incarnazione di tutto ciò che lei non è: arrogante, sicuro di sé, talmente invadente che ti fa dubitare di esistere, di essere abbastanza. Non c'è spazio per la delicatezza nei suoi occhi scuri, solo un'inquietante profondità che sembra sapere troppo di ciò che nessuno avrebbe dovuto rivelare. Ogni parola che esce dalla sua bocca è un colpo di martello, come se dovesse abbattere ogni barriera, ogni difesa che lei ha messo in piedi. Una battuta, una smorfia, un sorriso che vuole spezzare ogni muro. Non è il tipo da lasciarsi intimidire, e il suo linguaggio, carico di sarcasmo e audacia, è il suo scudo.
"Ti piace fare il figo con tutte, vero?" gli dice mentre lui si avvicina, un tono che tradisce la sua sfida. "Ma con me non funziona Jadis Gray Miller."
Lui la guarda con uno sguardo che è a metà tra l'interesse e la sorpresa. La sua espressione è un misto di divertimento e un po' di ammirazione. "Ah, quindi è questo il tuo gioco?" risponde, il sorriso sul suo viso si allarga. "Pensavo che avessi capito che con me non hai scampo, Kassie Madison Anderson."
Tiro un pugno alla parete, la mia mano sanguina, però tutto ciò che riesco a pensare è che preferisco ferire me che lei, anche solo con le parole.
Sento il suo sguardo preoccupato su di me prima delle sue parole. «Dev...»
Non mi volto perché so che vedendo la rabbia nei miei occhi si spaventerebbe e farebbe un passo indietro e non sopporterei vederla allontanarsi ancora di più da me.
«Tranquilla.» mormoro appoggiando la fronte al muro. «Pensa positivamente.» Vorrei evitarla, ma l'ironia mi sfugge dalle labbra. «Ho una mano dolorante quindi non potrò dare al tuo fidanzatino tutte le botte che si merita.».
Scivola giù dal letto silenziosamente, avvicinandosi a me. «Dev...» sussurra. Non mi tocca e lo apprezzo, sa che ogni volta che la sua pelle viene a contatto con la mia non riesco a far altro che pensare a lei.
«Smettila.» Non fa come le altre ragazze: non mi implora, non si mette a piagnuccolare o a fare l'isterica, anche se avrebbe tutte le ragioni di questo mondo. Continuo a fissare il muro, ma mi basta abbassare le palpebre per immaginare il suo viso impassibile, come sempre, con i suoi grandi occhi marroni che sprigionano tutta la sincerità di quella parola. «Ti prego.» Non aveva mai pregato nessuno, tanto meno un ragazzo. «Non affrontarlo Dev, per favore.»
«Lo sai che non lo farei comunque.» ribatto con amarezza. Mi lascio scivolare, schiena contro il muro, fino al pavimento. «Vorrei farlo, e tanto, vorrei colpirlo fino a farlo diventare irriconoscibile però so il prezzo che dovrei pagare. E non posso sopportarlo.»
Si siede davanti a me, poggiando le punte delle sue paperine bianche sulle mie scarpe. Sento il suo calore.
«Grazie.» bisbiglia con un sorriso afflitto. «So di essere io il prezzo da pagare.»
Scuoto la testa piano, la voce appena un sussurro. «Tu non sei il prezzo, Ise. Sei tutto il cazzo di bottino.»
Un romanzo intenso e viscerale sulle relazioni tossiche, la malattia e tutto ciò che resta quando le parole finis