Strangers

Jennifer.
Come avrebbe potuto dimenticarla con così tanta facilità, nonostante i tanti anni passati dall'ultima volta che l'aveva vista? Come avrebbe potuto dimenticare il suo volto, un tempo paffuto ed immacolato? Forse, adesso, pallido e smunto, scalfito dal tempo e portatore di indelebili cicatrici segnate dalle ingiustizie della vita.
Come avrebbe potuto dimenticare il rossore sulle guance ogni volta che lui le porgeva una margherita appena raccolta e che le illuminava il viso? Forse quell'imbarazzo era rimasto ancora.
Come avrebbe potuto dimenticare il profumo avvolgente dei suoi capelli corvini, che adorava acconciare con mille fiori e nastri colorati? Forse, adesso, fini ed imbiancati, simile ad una regina delle nevi protagonista di una fiaba.
E poi, come avrebbe potuto dimenticarsi di quegli occhi ammalianti, vigili e color ardesia? Forse, adesso, annebbiati e affaticati, velati di lacrime o semplicemente stanchi.
No.
Non voleva credere ad altra visione di Jennifer se non a quella che custodiva all'interno della sua vecchia e logorata memoria. Niente sarebbe stato in grado di obliare i ricordi di quelle estati indimenticabili e del tempo trascorso in sua compagnia.