Una storia che percorre dieci anni, due ragazzine che poi diverranno donne, lungo il filo ingarbugliato del tempo. Si avvicinano e si allontanano come un respiro troppo corto che ogni tanto ne richiede uno profondissimo.
Marta con la coda dell'occhio osserva quelle mani posate sulle ginocchia, mentre reggono il bicchiere. Ha le dita sottili, un enorme anello d'argento con una figura su, ma non riesce a vedere quale.
Con lo sguardo va appena indietro e arriva al collo, la mascella sottile, gli occhi verdi che le sorridono. Gli orecchini sono quelli che si ricordava. Giada alza lo sguardo al cielo e lo osserva corrucciata.
"Quella è l'Orsa Maggiore?" Chiede.
"Mmm, no. È il sagittario, vedi l'arco, quelle tre stelle..." Marta si avvicina appena, per indicare davanti agli occhi di lei. Un profumo delicato le accelera due battiti e appoggia nuovamente la schiena alla torre.
Dopo qualche secondo di ricerca: "eccola!" Le dice: "quella, è l'Orsa Maggiore, le quattro stelle che formano il trapezio, poi quelle della coda... le vedi?"
"Ah, si!" Sorride Giada. Che posa il suo bicchiere vuoto tra due sassi.
"Vicino alla maggiore c'è anche l'Orsa Minore, ma in questo momento non si vede, sorgerà tra poco, esattamente lì sotto..."
Giada la guarda con sguardo indagatore.
"Mio fratello è un appassionato di spazio e pianeti, mi ha regalato un piccolo telescopio e un libro con tutte le costellazioni. Quando riusciamo, andiamo a studiarle insieme. È uno stronzo quasi totale, ma in questo è forte..."
Ridono.
Occhi verdi, intensi, che analizzano, che spogliano. Giada scruta di nuovo l'orizzonte in silenzio.
Mi svegliai sentendo delle mani che accarezzano la mia pancia e dei leggeri baci sul collo, all'inizio non capii, poi mi girai e la vidi, se il sole è bello, lei lo è di più, si era svegliata da poco, ma era dannatamente bella.
Così rimasi ad osservarla per qualche secondo, finché non sentii le sue soffici labbra sulle mie, formando un dolce e desiderato bacio.