~ Sentimenti malati ~

Estratto

"La luce soffusa di un lampione illuminava la piccola parte di un lungo viale che portava a una villa cupa e tenebrosa. Al suo interno, un numero elevato di ragazzi dai sedici ai venticinque anni si preparava a compiere un omicidio. A fare le veci del capo dell'organizzazione c'era Yoongi, uno dei più abili combattenti e migliore amico di Jimin, colui che era al vertice di tutta quella merda..."

Prologo
Jimin

Nessuno sa davvero quando è cambiato.

Forse è successo la prima volta che ha dovuto scegliere tra salvare sé stesso o qualcun altro. O forse è stato quel giorno di pioggia, anni fa, quando tornò a casa e trovò il pavimento coperto di vetri e silenzio, e da allora non fu più casa, né fu più suo.

Jimin non è nato cattivo. È nato vuoto. Con un cuore che chiedeva risposte che nessuno sapeva dare. Crescendo, ha imparato a colmare quel vuoto con il controllo. Con la paura. Con il potere. Non era il più forte fisicamente, né il più crudele. Ma era il più lucido. Il più intelligente. Il più inaccessibile.

Dicevano che sapeva leggere le persone meglio di chiunque altro. Forse era vero. Sapeva dove colpire, cosa dire, cosa togliere per farti crollare. E lo faceva senza rabbia, senza piacere. Come si esegue un calcolo. Come si chiude una porta.

La villa non era solo un rifugio per chi non aveva più niente. Era il suo esperimento personale. Una macchina in cui ogni ragazzo diventava un ingranaggio. Alcuni erano rabbia. Altri erano fedeltà. Yoongi era l'equilibrio. Ma Jimin era il motore.

Aveva imparato a non affezionarsi. A non credere nella redenzione. A non fidarsi nemmeno di sé stesso.

Eppure, quando restava solo, c'era una voce che non smetteva mai di parlare.

"Non sei nato così. Sei diventato così."

E quella voce, lui non sapeva più se voleva farla tacere... o ascoltarla fino alla fine.