IN NOMINE CARNIS (Nel nome della carne)

"Mettere Dio al primo posto" - nella teoria sembra nobile. Ma nella pratica, cosa c'è di più divino dell'amore autentico? Dello scegliere qualcuno ogni giorno, nel silenzio, nella carne, nella fragilità?
L'idea che l'amore umano tolga spazio a Dio è una costruzione, non una verità assoluta. È un dogma nato dal bisogno di controllo, di rinuncia, di potere spirituale... ma non dal cuore del Vangelo.
Gesù non ha mai detto "non amare". Ha detto: "Amerai il prossimo tuo come te stesso." E ha pianto. Ha perdonato adultere e abbracciato peccatori. Era profondamente umano.
Non è l'amore il problema.
È la paura di perdere il controllo che ha portato la Chiesa, nei secoli, a rinunciare alla tenerezza, alla passione, al corpo. Ma l'anima, senza corpo, non si incarna. E Dio - secondo i cristiani - si è incarnato. Non ha disprezzato la carne, l'ha scelta.
Il mio romanzo serve a questo.
A mettere l'uomo (anche l'uomo vestito di bianco) davanti allo specchio e chiedergli:
Puoi davvero amare Dio, se rinneghi l'amore più grande che hai provato sulla Terra?
E così: scrivo.
Per tutti quelli che hanno amato nel silenzio.
Per chi ha creduto che Dio potesse parlare anche nel cuore che batte, non solo nella voce di un dogma.