Story cover for Nel nome del peccato by user_24747191
Nel nome del peccato
  • WpView
    Reads 13,056
  • WpVote
    Votes 248
  • WpPart
    Parts 86
  • WpView
    Reads 13,056
  • WpVote
    Votes 248
  • WpPart
    Parts 86
Complete, First published Jun 10
Mature
Mi chiamo Luna Rinaldi, e questa non è una storia d'amore.
Non nel senso romantico. Non nel senso sicuro.
Questa è una storia di scelte sbagliate... e di occhi che non ho mai smesso di cercare.

Non sapevo in che mondo appartenesse.
Credevo fosse un ragazzo per bene.
Educato, silenzioso, affascinante.
Mi sbagliavo.
L'apparenza inganna.

Non mi ha chiesto il permesso.
Non mi ha dato tempo.
Mi ha presa. Con lo sguardo, con la voce, con il suo silenzio.

Mi ha trascinata in un mondo dove non esistono regole.
Dove l'amore è guerra.
Dove la protezione somiglia al controllo.
E dove ogni carezza può trasformarsi in condanna.

Eppure...
Non mi pento dello sbaglio.
Perché a volte, l'errore più grande... è proprio quello che scegli di rifare.

Nel nome del peccato, ho detto amen.
E l'ho detto sorridendo.
All Rights Reserved
Table of contents
Sign up to add Nel nome del peccato to your library and receive updates
or
Content Guidelines
You may also like
il coraggio delle scelte. by alessandradurante
7 parts Ongoing
L'adolescenza è stata un tempo sospeso. Un ponte fragile tra ciò che ero e ciò che speravo di diventare. Ogni emozione aveva il peso del mondo: i dolori sembravano eterni, gli amori assoluti, le paure insormontabili. Vivevo in un limbo dove ogni respiro era un'incertezza e ogni sogno rischiava di franare. Non saprei dire quando tutto è cambiato,forse è successo piano, come l'acqua che scava la roccia. Un giorno mi sono accorta che qualcosa dentro si era spezzato, eppure, in quel caos, avevo un'ancora: la mia terra. Le radici, la voce di mia madre, il sorriso silenzioso di mio padre, nonostante la malattia lo stesse consumando. I tramonti sul mio paese mi ricordavano che, anche se fragile, appartenevo a qualcosa. Poi ho scelto di andarmene, di cercare respiro. Ma il nuovo inizio aveva un prezzo: la solitudine. Ogni cosa mi ricordava che non ero "di lì". E lì, nel silenzio, riemergevano loro: i disturbi alimentari. Non erano solo abitudini, erano prigioni invisibili. Il mio corpo era un campo di battaglia, e io la mia peggior nemica. Sapevo fingere bene, ma dentro, lentamente, mi stavo spegnendo. Poi c'era lui: una relazione solida, una persona in cui ripararmi. Ma anche l'amore, a volte, non basta,un giorno è arrivato qualcosa qualcuno; una nuova voce, una possibilità,e mi sono vista diversa. Ho provato a resistere, ma era come trattenere il fiato troppo a lungo. Intanto il lavoro e le nuove responsabilità bussavano alla porta. Tutto quello per cui avevo lottato. Ma più arrivavano conquiste, più mi sentivo lontana da me stessa, perché tutto ti può intrappolare e io avevo paura di perdermi davvero. Poi, nel buio, ho trovato qualcosa, una forza silenziosa.; non ero guarita, ma andavo avanti, ho imparato a convivere con le mie crepe e soprattutto a capire che non c'è una verità assoluta che vivere è sbagliare, cadere, rialzarsi. Oggi cammino ancora con incertezza ma ho smesso di volere essere perfetta. Mi basta essere vera.
You may also like
Slide 1 of 9
il coraggio delle scelte. cover
Brutal - Come graffio sull'anima cover
STAND BY ME. cover
Il suo lato segreto  cover
Change Me cover
SCOMMETTIAMO CHE IO E TE....[In Revisione] cover
Baciami fino all'ultimo sbaglio cover
Storie dalla Locanda cover
Solo se mi appartieni  cover

il coraggio delle scelte.

7 parts Ongoing

L'adolescenza è stata un tempo sospeso. Un ponte fragile tra ciò che ero e ciò che speravo di diventare. Ogni emozione aveva il peso del mondo: i dolori sembravano eterni, gli amori assoluti, le paure insormontabili. Vivevo in un limbo dove ogni respiro era un'incertezza e ogni sogno rischiava di franare. Non saprei dire quando tutto è cambiato,forse è successo piano, come l'acqua che scava la roccia. Un giorno mi sono accorta che qualcosa dentro si era spezzato, eppure, in quel caos, avevo un'ancora: la mia terra. Le radici, la voce di mia madre, il sorriso silenzioso di mio padre, nonostante la malattia lo stesse consumando. I tramonti sul mio paese mi ricordavano che, anche se fragile, appartenevo a qualcosa. Poi ho scelto di andarmene, di cercare respiro. Ma il nuovo inizio aveva un prezzo: la solitudine. Ogni cosa mi ricordava che non ero "di lì". E lì, nel silenzio, riemergevano loro: i disturbi alimentari. Non erano solo abitudini, erano prigioni invisibili. Il mio corpo era un campo di battaglia, e io la mia peggior nemica. Sapevo fingere bene, ma dentro, lentamente, mi stavo spegnendo. Poi c'era lui: una relazione solida, una persona in cui ripararmi. Ma anche l'amore, a volte, non basta,un giorno è arrivato qualcosa qualcuno; una nuova voce, una possibilità,e mi sono vista diversa. Ho provato a resistere, ma era come trattenere il fiato troppo a lungo. Intanto il lavoro e le nuove responsabilità bussavano alla porta. Tutto quello per cui avevo lottato. Ma più arrivavano conquiste, più mi sentivo lontana da me stessa, perché tutto ti può intrappolare e io avevo paura di perdermi davvero. Poi, nel buio, ho trovato qualcosa, una forza silenziosa.; non ero guarita, ma andavo avanti, ho imparato a convivere con le mie crepe e soprattutto a capire che non c'è una verità assoluta che vivere è sbagliare, cadere, rialzarsi. Oggi cammino ancora con incertezza ma ho smesso di volere essere perfetta. Mi basta essere vera.