«Ehi, uomo ragno...», lo chiamò Anna strofinando appena il naso contro il suo. Non riusciva a staccarsi da lui, né dai suoi capelli che erano davvero morbidi come aveva sempre immaginato. Gli sorrise contro la pelle, prima di arrossire violentemente e succhiargli il labbro inferiore, lasciandolo col rumore dello schiocco nelle orecchie e sulla pelle.
«Ehi, piccola Gwen», mormorò lui di rimando, facendola ridere mentre lo abbracciava, col viso nascosto nell'incavo del suo collo. Come quella notte. Come forse sarebbe successo anche la notte seguente, e quella dopo, e quella ancora successiva. «Passavo di qui, sai, per andare al negozio di fumetti... cercavo giusto qualcuno da salvare».
«Io aspettavo solo qualcuno che mi salvasse», ammise la ragazza con un sorriso.
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