Si narra che le Moire erano le oscure tessitrici del destino, tre sorelle che nessuno poteva sfidare, neppure gli dèi dell'Olimpo.
Nel silenzio eterno, Cloto faceva nascere ogni vita, filando un sottile filo che segnava l'inizio dell'esistenza. Lachesi, con sguardo implacabile, decideva quanto quel filo si sarebbe allungato, assegnando a ciascuno il proprio cammino di gioie e dolori. E infine, fredda e inesorabile, giungeva Atropo, che con un taglio netto recideva il filo, spegnendo ogni respiro senza esitazione. E fu allora che Cloto, con le sue dita eterne, posò il fuso sull'abisso del tempo e vi fece scorrere un nuovo filo. Dal suo gesto silenzioso nacque un destino, fragile e inesorabile, che prese forma nel mondo degli uomini. Quel filo, sottile come la prima luce dell'alba, scese sulla terra e si incarnò in una creatura di carne e respiro: una ragazza che, tra gli uomini, portava il nome di Scarlett.
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A metà tra il respiro antico del Medioevo e l'inquietudine del mondo moderno, sorge Chevrè, città di mare dalle strade strette e dalle ombre profonde. È qui che nacque Scarlett, ignara del peso silenzioso che il suo nome custodiva: un'eredità nascosta, tramandata come un segreto sussurrato dal vento e sepolto nelle pieghe del tempo.
La sua adolescenza non fu mai semplice: tra desideri soffocati e verità proibite, Scarlett imparò a muoversi in un intreccio di tabù, passioni e amicizie che sfioravano l'abisso. Nulla in lei era ancora chiaro, eppure tutto la trascinava verso un destino che si rivelava poco a poco, come un filo teso tra il fato e la ribellione.
Fu solo con l'incontro di Liona, luminosa e inquietante come una promessa di tempesta, che il suo cammino si incendiò davvero. Da quel momento, ogni certezza vacillò, e ciò che era rimasto sepolto nel silenzio cominciò a riemergere, pronto a stravolgere la sua vita per sempre.