Quell'estate si rivelò più calda e soffocante della precedente, ma per il giovane Kazuya non fu mai un vero problema. I sabati e le domeniche infatti li trascorreva immerso nel piccolo laghetto del villaggio, praticando apnea. Per lui, i giorni si ripetevano sempre nello stesso modo: sveglia al mattino, qualche commissione veloce, e poi si dedicava al silenzio dell'abisso, avvolgendolo come un cavaliere con la sua armatura.
Ma quel giorno fu diverso. Qualcosa, o meglio qualcuno, interruppe la quiete che tanto perseguitava. Sulla riva, appoggiato al tronco di un albero, Iki suonava indisturbato il suo violino, le note che si disperdevano nell'aria calda con velocità come stelle cadenti in un cielo scuro.
Kazuya riemerse lentamente dall'acqua, sentendo ogni goccia scivolare via dai capelli e lungo la schiena, il volto teso e spazientito mentre osservava il ragazzo suonare:
"Smettila," fiatò Kazuya infastidito, con voce fredda come l'acqua in cui era immerso poco prima.
Iki alzò lo sguardo, spalancato e sorpreso; non si era accorto minimamente della sua presenza. "Cosa... perché?"
"Non vedi che disturbi?" ringhiò Kazuya, le mani che sfioravano l'acqua. "Io qui cerco silenzio, non concerti improvvisati!"