Juliet has a gun

Juliet Malinskiv (24 anni) è l'erede che brandisce una laurea in Psichiatria Forense come arma. Bella, fragile e ossessionata dal controllo, vive sotto la tirannia emotiva del padre, potente patriarca del Clan Malinskiv. Il suo compito è il più macabro degli incarichi: distruggere la credibilità di un prigioniero, l'ultima minaccia vivente all'impero di famiglia.

Il prigioniero è Rome Varis (38 anni). Trent'anni prima, a Verona, un Rome bambino ha assistito a un omicidio che poteva scatenare una guerra di clan. Rapito e portato in una prigione segreta in Russia, la sua memoria eidetica è stata torturata e isolata per tre decenni. Rome è lucido ma spezzato, tormentato da un vuoto analitico che gli impedisce di dare un senso al suo trauma.

Per Juliet, Rome è un oggetto clinico che deve smantellare. Per Rome, Juliet è l'unica persona che può dargli una chiusura, anche se è il suo carnefice. Tra le mura claustrofobiche della loro prigione psicologica, le sedute si trasformano in un gioco morbosamente romantico, dove il carnefice si innamora della sua vittima e la vittima usa la sua intelligenza per decifrare le fragilità dell'erede Malinskiv.

Il loro legame tossico attira l'attenzione di Mikhail Malinskiv, cugino di Juliet e leale esecutore del clan. Sospettando il tradimento e la crescente follia, Mikhail affronta Juliet. L'escalation violenta spinge Rome all'azione: per proteggere la donna che gli ha dato un senso, Rome uccide Mikhail.

Ora, la dottoressa Malinskiv è complice di un omicidio commesso dall'uomo che doveva distruggere. La sua pistola (la sua psiche) è ora puntata contro la sua stessa famiglia.

In un mondo dove l'amore è l'unica tortura rimasta, Juliet e Rome dovranno scegliere se distruggersi a vicenda o distruggere il mondo che li ha creati.