Maggie la vita la vedeva come un continuo temporale, e lei era una che i temporali li amava da impazzire.
Diceva che sono solitudini da amare.
Cosa volesse dire non riuscii proprio a comprenderlo in principio, poi un giorno mi spiegò.
"Vedi, i temporali sono solitudini perché non li ama quasi nessuno.
Fanno rumore, portano pioggia e spesso rovinano i nostri piani, come una cena sotto le stelle o una passeggiata per le vie del paese... ma se li guardi meglio, se entri nell'ottica delle parole che hanno da dire, se ti fermi un attimo a guardare i colori che un lampo può generare sulle nuvole ti renderai conto che sono solo da ascoltare e da apprezzare in silenzio. Per questo sono solitudini da amare"
"E le persone? Anche le persone sono temporali?"
"Siamo tutti piccoli temporali. Siamo pieni di venti, dentro, venti che portano la nave in salvo e venti che a volte portano fuori rotta. Attraversiamo tempeste, a volte vittoriosi e a volte sconfitti, e siamo tutti quel lampo che nel momento più buio illuminerà tutto di una luce così forte che sembreremo fenice che risorge dalle ceneri.
Siamo tutti temporali: siamo tutti solitudini da amare"
Maggie aveva questa visione della vita, come se si trattasse di una tempesta da vivere e noi fossimo il lampo pronto ad accenderla.
Ed era strano, ma a me questa vita temporale cominciava a piacere, perché sapeva di vita da vivere, di sfide da accettare e di nave da far salpare, con me capitano e il cielo mio amico.
Chissà, forse Maggie sarebbe diventata il mio temporale, un giorno.
Per il momento era solo il lampo che mi accingevo a seguire nella tempesta.