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Etichette solo per Barattoli

6 parts Ongoing

Nel grande bazar della vita, le etichette sono il prezzo che paghiamo per cercare di dare ordine al caos. Immagina un mondo senza etichette: sarebbe un vortice senza fine! Come distingueresti un "esperto di cucina" da chi brucia la pasta ogni volta? E come definire un "pazzo" se non con la parola "genio", celata dietro un'eccentricità studiata? Le etichette, in effetti, sono nate molto tempo fa, probabilmente nell'epoca delle caverne, quando qualcuno si rese conto che era più semplice chiamare l'altro "cacciatore" piuttosto che descrivere dettagliatamente "quello che corre e porta il mammut". Da lì, la classificazione ha preso piede, creando categorie sempre più specifiche. Oggi, siamo maestri nel classificare. Ti piace lo Champagne? "Ah, un uomo di gusti sopraffini!" Sei vegano? "Un santo dei giorni nostri!" Sei Transgender? Omosessuale? Etero? Nero? Bianco? Pansessuale? Chi? Cosa? Benvenuto nel club delle etichette difficili da pronunciare. La lista cresce, e con essa, la domanda: queste definizioni ci aiutano davvero o ci confondono ancora di più? Perché se da un lato il nostro catalogo ci offre un modo per orientarci nel mondo, dall'altro rischia di ridurre l'essenza di chi siamo a una semplice etichetta su un barattolo. Un viaggio tra identità e percezione, dove ogni etichetta ha il suo peso e il suo significato, ma forse, alla fine, ciò che conta davvero è ciò che non siamo.