Caleidoscopio

Mattina. Timidi e tiepidi raggi filtravano dagli spiragli d’una finestra socchiusa. Le tende –smunte, ingiallite- si muovevano dolcemente, seguendo il ritmo cadenzato della frescura che solo alcune particolari ore del giorno conoscono. Avevano una parvenza antica, come se avessero vissuto mille anni; provenivano da un’epoca lontana. Nei loro tempi gloriosi avevano incorniciato una stanza sontuosa, ed erano state spettatrici di vite ormai svanite. I fili tirati, le scarnificazioni da bruciore, gli aloni del tempo che passa e lascia il segno erano tutti memori della loro eternità. Ma ora, in quella stanza così lontana dalle immagini sfarzose delle predecessori, conferivano un aspetto d’estraneità. Urlavano storie alle quali non veniva prestato ascolto.

Al di là di esse la vita era già esplosa –fuochi d’artificio in notti di festa.

Il traffico mattutino impazzava sulla strada principale; persone ordinarie all’interno delle loro auto –simbolo di conformismo e sacrifici- pe