I suoi occhi minacciavano pioggia, il suo cuore aumentava di battito ad ogni secondo che passava e la sua mente era avvolta da una nube nera, fitta, ma allo stesso tempo così sottile e invisibile che poteva percepirla solo lei, Jade Horan: una bambina di soli tre mesi, capelli già tendenti sul biondo e con gli occhi azzurri di suo padre, Niall Horan: diciottenne senza lavoro e la scuola... Per lui questa parola non era presente nel suo dizionario. Quel papà, in alcuni casi più piccolo e irresponsabile della figlia, stava per commettere l'errore più grande della sua vita, abbandonando quella di Jade, e lì, non c'era nessuno che poteva fermarlo. C'erano solamente lui, Jade e... E nessun'altro. Stava per suonare il campanello, ma la vergogna gli prese forma davanti ai suoi occhi e gli impedì di adagiare il dito su quel pulsante, un pulsante che avrebbe dato l'inizio alla fine. Nessun pensiero era così coraggioso da oltrepassargli la mente in quel momento, e così lasciò Jade: in una culla dondolata dalla paura e dalle troppe domande. Niall si allontanò, lasciandosi alle spalle un peso (chiamato Jade) o forse... O forse la causa della sua felicità. Eppure era stato sempre lui a vederla sorridere, vederla lasciare i suoi primi passi e la sua prima caduta sul mondo. Quante lacrime aveva versato quella bambina e, in quell'istante, solo una percorse il viso di Niall. Era confuso, c'erano troppi ostacoli nella sua mente ad impedirgli di arrivare ad un traguardo, ad una risposta. Forse scolando due birre e ritornando ai vecchi vizi adolescenziali si sarebbe tolto dalla testa quel tormento. Forse sì o forse no. Forse.
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