Fissavo i suoi occhi di quel blu profondo guardare fuori dal finestrino. Due sfere cangianti a tratti blu, a tratti grigi metallico, persi un magma di pensieri indefinito. Chissà a cosa o chi stesse pensando.
Si dice che se tra due persone nella stessa stanza ci sia un minimo di chimica, una di queste possa sentire o addirittura intuire il posarsi degli occhi di uno sull'altro. E un po' impacciati, ma infine, gli sguardi si incrociano. Il cuore balza. Il cervello va in panne. L'occhio torna al suo posto.
Quel contorno nero delle sue iridi argina il fiume di pensieri nella sua mente, che sembra scorrere fluido e leggero incurante del mio sguardo fisso su di lui, probabilmente povero di reazione chimica. Pendo da ogni minimo mutamento della sua espressione. Parla, ma non a me. Osserva, ma non vede me. E il cervello mi va in panne comunque.
Il treno corre veloce e per essere novembre fa insolitamente caldo. Il finestrino nella carrozza è aperto. Ma io affogo.
Niente sembra scomporre quell'espressione insondabile, nemmeno gli improvvisi rumori che si creano all'incontro con i treni sul binario di fianco, neanche le entrate e le uscite dalle gallerie.
Fissa fuori dal finestrino, senza battere ciglio, senza che la differenza tra il veloce paesaggio o il buio della galleria faccia alcuna differenza.
Sono gelosa del paesaggio, di quel vetro, di quel sedile, di ogni dettaglio dove il suo sguardo si possa posare.Comincia a piovere e qualcuno chiude il finestrino. Vi prego: no. La voce mi si strozza in gola, il sedile mi tiene ferma, i braccioli mi afferrano le mani, come ad obbligarmi ad assistere allo straziante spettacolo.
Una vicina che adora spogliarsi...
Uma sexy boss della Yakuza con un piccolo "segreto"...
E due poveri mentecatti trascinati dall'occhio del ciclone...