Freya non ha diritto a nulla. Lei è diversa, un Errore, un essere sbagliato che non dovrebbe nemmeno esistere. Freya sogna un mondo ormai perduto, un mondo in cui ricominciare a vivere. E forse non è sola. [Questa storia partecipa alla campagna #Project_Unpossible] Dal testo: "Delle volte si chiedeva davvero perché si ostinasse a vivere. In fondo non era nient'altro che una schiava, sbattuta di qua e di là tra i lavori più umilianti e duri, carne da macello che se non esisteva era meglio per tutti. Non serviva a niente e a nessuno, neanche come materiale per gli ingegneri genetici: nessuno se ne faceva niente nemmeno delle sue molecole. A questo punto, tanto valeva morire. Almeno non avrebbe sofferto più. E invece continuava a vivere, con rabbia, sbattendo ogni giorno in faccia agli "individui geneticamente adeguati" con la violenza di un pugno che anche lei, anche un Errore così eclatante era degna di vivere. Lei era una persona. Anche se il suo DNA era sbagliato. Anche se non era "fisicamente perfetta", come il Governo avrebbe voluto. Anche se il suo occhio sinistro era grigio come la nebbia di novembre, e quello destro azzurro ghiaccio. Lei era Freya, ed era viva, ed era più di un Errore con un occhio grigio e uno blu. Lei aveva dei pensieri e delle emozioni. Lei non era inferiore ai Perfetti. Almeno, non perché un ingegnere genetico stupido le aveva progettato male il DNA. Era davvero un peccato che lei fosse l'unica a pensarla in questo modo."