Anna è il prototipo della ragazza alternativa Milanese: indossa Birkenstock, pantaloni etnici e ha una vera avversione per tutto ciò che è moda, design e lusso. D'altronde il suo nome è un palindromo e lei è sempre stata il contrario rispetto alla sua borghesissima famiglia. L'ONG per cui lavora le affida un importante progetto a Bangkok: creare una casa famiglia per sottrarre dei minori al racket della prostituzione. Anna è elettrizzata, ovviamente. Peccato che dovrà collaborare fianco a fianco con Filippo, l'esatto emblema di tutto quello che lei odia: bocconiano, con il ciuffo biondo, il SUV e...un fisico da sballo. Per non parlare del sorriso. Durante la trasferta Anna e Filippo si trovano invischiati nella sparizione di 20 bambini e si mettono sulle loro tracce. Per la protagonista il viaggio di ricerca diventa lo specchio di un viaggio alla scoperta di sé. Anna inizia ad interrogarsi sul rapporto con la sua famiglia, con la sua femminilità, con gli uomini...e capisce che il problema di fondo è la sua scarsa autostima: Anna non pensa di meritare il meglio. Anzi, gioca al ribasso. Ha sempre giocato al ribasso e si è sempre accontentata degli scarti. Sullo sfondo di una presa di coscienza molto profonda il mistero si infittisce e Anna si ritroverà a combattere contro due menti spietate, con l'aiuto della sua famiglia e del tanto odiato (o amato?) Filippo. Con un finale assolutamente inaspettato, e dal sapore dolce amaro, Anna e Filippo riusciranno nella missione. Ma soprattutto Anna riuscirà a vincere la guerra più dura: quella contro sé stessa, contro la sua famiglia e contro le sue origini. Scoprirà chi vuol essere e la sua vocazione, trasformando quello che è sempre stato un hobby "frichettone" in un lavoro. Anzi, in una missione.