Era atroce, e al tempo stesso sublime, ammirare l'infernale paradiso inscenato dall'autunno al di là del vetro un po' sporco. Martino fissava, immobile, nel silenzio senza fine che stagnava nella sua stanza, seduto davanti alla finestra. E pensava. In fondo non gli restava altro, da fare, e pensare gli procurava un misto di angoscia ed esaltazione. Le foglie secche frustate dal vento planavano come grigi pipistrelli ubriachi, cozzando le une contro le altre nell'imboccare improvvisi mulinelli d'aria. Il cielo era di un meraviglioso color cenere, verso ovest, una cenere sotto la quale andava morendo una brace sanguigna e tremolante. Spostando lo sguardo verso est, gradualmente, si poteva contemplare invece l'ineluttabile, strisciante avanzare della notte, pronta già ad inghiottire il mondo. Le luci accese, nelle case, erano minuscoli rettangoli intrisi di una serenità struggente, brillanti focolai di redenzione, di pace, di calore... Martino aveva solo la candela, con la sua fiammella m