La Leggenda dell'Armata Oscura

Questo mondo era ormai corrotto.
Governato da un tiranno assetato di sangue e potere.
Distruggeva ogni cosa, chiunque gli si ribellasse. Chiunque ancora sperasse in un mondo di pace e libertà.
Distruggeva, uccideva. Senza pietà.
Uomini, donne, bambini.
Per lui, gli uomini erano i peggiori esseri che potessero popolare queste terre.
Venivano visti come creature inferiori per poter vivere in questo mondo, abitato da creature magiche e oscure.
Gli uomini lavoravano o morivano.
Ubbidivano o morivano.
Non osavano ribellarsi. Erano troppo codardi per farlo. Troppo vigliacchi.
Un popolo inferiore, questo è ciò che erano.
E se non ubbidivano non servivano.
Morivano tra le fiamme, lasciati a morire nei laghi ghiacciati, sepolti vivi nelle gelide e cupe foreste.
Impalati nei loro villaggi saccheggiati, dati alle fiamme.
Man mano che l'Armata Oscura avanzava verso ogni villaggio, verso i confini del mondo, il potere di Kalos aumentava, accecato dallo scopo di ottenere l'immortalità.
Era questo il suo desiderio.
Conquistare l'intero mondo ed acquisire l'immortalità.
Perché Kalos non era immortale, ma nessuna arma forgiata da una mano mortale avrebbe mai potuto togliergli la vita.
E ce l'avrebbe fatta a raggiungere il suo obiettivo se non ci fossero state le Creature Solitarie.
Strane creature che si aggiravano nel buio della notte, muovendosi inosservate, invisibili agli occhi di tutti.
Ma anche loro stavano cadendo.
Erano in poche. Troppo poche per contrastare e abbattere l'esercito di Kalos.
Non avevano un capo. Gli uomini le avevano abbandonate.
Erano sole contro il mondo.
Ma tra gli uomini c'era ancora chi credeva, chi vedeva, chi voleva un futuro, un vero futuro.
Un futuro con delle speranze, senza dolore e sofferenza.
Senza paure, senza timori.
Fu così, che arrivai io.