Oxford.
Laureata in lingue nordiche, spregiudicata e appassionata.
Victoria Wallace, 27 anni, lavora ostinatamente in una casa editrice, come traduttrice di autori appartenenti alla penisola scandinava. Traduttrice e interprete di libri provenienti dal nord, dalla terra dei ghiacci e del vento più temibile e penetrante; dalla terra che brulica di natura selvaggia e aspra, dolce e mozzafiato.
Una vita apparentemente dominata da regole rigide e da pretese.
Poi improvvisamente la realtà pare mutevole, ed Harry inizia ad insinuarsi nella vita di tante persone. Victoria in primis.
Non è però così facile subentrarle nella mente, data la vastità di intemperie che bisogna attraversare.
*
- Ah, davvero? - la sua voce beffarda mutò improvvisamente e uno strano sorriso, ironico e sbilenco, si impossessò delle sue labbra rosate.
- E come pensi di fare, signorina "so tutto io"?
Qualcosa infiammò in lei. La doveva smettere di intromettersi in ciò che non lo riguardava. Lui e la sua maledettissima chitarra elettrica.
Non fece in tempo a girare i tacchi e ad andarsene, che se lo ritrovò di fronte, torreggiante nella sua altezza, dritto e posato, sicuro nelle sue insicurezze.
- Eh no, bellezza.
I suoi occhi verdi luminosi e ridenti, si piantarono sfacciatamente nei suoi. Un solo colore. Ma l'infinità dello spazio stesso a differenziarli.
La sua mano avanzò titubante e annegò nella marea di capelli corvini di lei. Le afferrò una ciocca con dolcezza, finendo poi per tirarla alla punta, come per infastidirla di proposito.
Gli spazi tra di loro si accorciarono, i loro respiri un tutt'uno, si fondevano tra loro.
- Rispondimi, Victoria.
Le sue dita rafforzate da una miriade di anelli gotici dalle più svariate forme. Le afferrò la mascella con insistenza, per poi finire ad accarezzarle il mento e a stringerlo con sicurezza.
- Agirò, come ho sempre fatto, Harry.
Un sorrisetto strafottente affiorò dalle sue labbra tinte di color vinaccia.
- Ovviamente a modo mio.