Costretta

Sono qui, stesa in un letto d'ospedale ormai da tre anni. Sono un vegetale. Riesco solo a sbattere gli occhi e ad aprire la bocca emettendo strani versi. Avevo chiesto uno specchio, così, giusto per vedere il mio volto. Quel volto che tutti mi invidiavano. Ma guardare mia madre che piangeva mentre il dottore mi levava le bende mi ha fatto capire che ormai anche il mio viso non era quello di tre anni fa. Ma a cosa importa? Anche se fossi ancora bella chi vorrebbe, o meglio chi potrebbe amare un albero. Eppure prima c'era chi per me aveva le farfalle nello stomaco, ora ho solo chi mi cambia le flebo e mi disinfetta le piaghe. Mi verrebbe da piangere ma non riesco a singhiozzare, il mio diaframma non me lo permette.
Proprio io, io che amavo stare in piedi di fronte al mar con le braccia tese e il vento che mi accarezzava i capelli respirando a pieni polmoni l'aria pura e mattiniera dello Ionio; ma in quel momento invece stringevo la vita tra le mani, e la stringevo così forte da graffiarl