"Si sono ritrovati da soli, nella loro camera d'hotel, e fa tutto un po' più male ora. Ora che non ci sono persone attorno a loro, ora che non c'è musica che impregna l'aria e sopprime i pensieri - c'è Gennaro, in piedi accanto alla porta chiusa a chiave, ora, che sta guardando Alessio ed Alessio al centro della stanza che sta per urlare, perché c'è troppo silenzio lì dentro, perché non ce la fa, non ce la può fare. [...] « Alé » la voce del più grande è roca e piccola. Alessio non risponde. « Alé » ripete Gennaro. « Ti prego, guardami. Che c'hai? » Il moro strizza gli occhi, si passa le mani sul volto e poi tra i capelli, che finisce per tirare, sempre con gli occhi strizzati, le labbra contratte e il naso arricciato a formare una smorfia che in un altro contesto Gennaro definirebbe "adorabile" - mentalmente, però; esternamente, si limiterebbe ad un "da ananas". Tanto Alessio lo capisce uguale." ( Alessio non trova le parole, ma per Gennaro non è mai stato un problema e non lo diventerà di sicuro ora. )