È una caldissima giornata di luglio e mi sono appena trasferita negli Stati Uniti, per tanti ragazzi sarebbe una cosa stratosferica,ma non per me. Stavo così bene a Londra, con la pioggia quasi perenne, le nuvole, le persone scontrose; era il mio ambiente, il posto in cui mi sono abituata a vivere da quando sono nata. Sono a Los Angeles da 3 mesi e non conosco ancora nessuno, cosa molto facile dal momento che momento che gli unici posti che frequento da tre mesi a questa parte sono la biblioteca o Starbucks, in ogni caso non sono una persona molto socievole e certe volte questa mia dote mi salva. In questo momento fuori dalla gigantesca struttura della biblioteca ci sono 32 gradi, e io sto leggendo una storia di alieni arrivati sulla Terra qualche decennio prima perché dovevano distruggere un codice. Vado a sbattere contro qualcosa...anzi, qualcuno. Un ragazzo con i capelli simili al colore della pece, mentre ammiravo i suoi occhi mi sembrava di guardare il cielo quando non ci sono nuvole, le sue labbra erano carnose, da farti venir di morderle. La sua pelle era molto chiara così da far risaltare ancora di più il color degli occhi e dei capelli. Nathan. Questo era il suo nome, un nome che non scorderò mai.
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