Claudia ha poco più di trent'anni ed è gravemente malata. E lo sa. Lo sa solo lei, e lo sa perché è laureata in medicina, non perché abbia fatto visite o analisi di alcun tipo. Per quelle non ha tempo, tra la famiglia, il lavoro in politica, la campagna elettorale. Claudia è malata ma non ha tempo per esserlo. Eppure la malattia è lì, nei dettagli, nell'affanno, nella stanchezza. È presente tra le pieghe del letto, nei dolori che la obbligano a non prendere in braccio suo figlio; cresce ogni volta che prova a dimenticarsene, mettendo a rischio la sua vita e quella di quelli che ama. Serve un evento terribile e inaspettato a scuoterla, a svegliarla dalla finzione in cui vive e obbligarla ad accettarla e a combattere, con tutto ciò che ne consegue. Non la parte medica, le cure, le paure, che crede di conoscere benissimo, ma quella psicologica, emotiva, l'abisso scuro in cui sta sprofondando portandosi dietro l'intera famiglia, il cui equilibrio si rompe di colpo e senza chiedere permesso. La medicina le dà speranza, ma può salvare anche tutto il resto?