Mi è successo proprio oggi. Ero al parco, preso da una noia mortale. Guardo i bambini che giocano a palla, o che si rincorrono. Non hanno altro a cui pensare oltre che divertirsi. Io no. O meglio, non più. Ora ho da pensare a molte cose , alla mia ragazza, alla mamma che si lamenta perché dovrei mettere a posto la mia stanza, che è sempre in disordine. Continuo a guardare i bambini che giocano e vorrei correre da loro, chiedergli di passarmi la palla e coinvolgermi. Ma mi rendo conto che sarei ridicolo, magari li spavento, meglio di no. Eppure è difficile spiegare a parole cosa darei per fare ciò che fanno loro adesso, davanti ai miei occhi. Mi siedo su una panchina e li guardo. Nei loro movimenti, nei loro cenni, nell'atmosfera che si è creata, dove sembrava che ci fosse il mondo e fuori di esso quei bambini che correvano per calciare il pallone, ho rivisto un po' della mia infanzia. Io ce l'avevo una squadra. Fui proprio io a fondarla, che avevo dieci anni. A quel l'età vuoi spaccare il mondo ma non puoi, però quando hai una sfera fra i piedi sembra che tutto il resto non conti niente, e ti basta solo quella per essere felice. Però questa felicità la dovevo condividere con qualcuno: Andrea, il mio primo migliore amico , di ruolo attaccante. Gli altri giocatori della mia squadra , l'Ac United, furono Matteo, Paolo e Lorenzo , tutti miei vicini di casa e compagni di scuola. Erano bei tempi, i pomeriggi si passavano in cortile a giocare a pallone e la sera a parlare delle vittorie conquistate. Si, perché eravamo una squadra fenomenale: passione, anima e unione erano i nostri punti forti. Poi passarono tanti anni, e i persi i contatti con loro. Mi avvio verso l'uscita del parco, triste e un po' demotivato. Ma improvvisamente vengo attirato da un foglio per terra con su scritto : " torneo di calcio a 5" con tutte le informazioni. Prendo il cellulare e avviso tutti i miei compagni. La voglia di giocare e segnare c'è ancora, come in un calcio di rigore.
-Nic