Stava sdraiata sul letto, fissando il tetto come se fosse invisibile, come se avesse potuto aprirsi in esso un varco per mostrarle le stelle più lontane, più timide, più nascoste.
E invece era solo lei, sdraiata sul letto, con la musica che le veniva soffiata nelle orecchie dalle cuffiette vecchie e mezze rotte che però lei non aveva il coraggio di buttare.
Guardò l'orologio, erano le 2.55.
Tutti in casa dormivano, lei era l'unica sveglia a quell'ora, come tutte le notti, d'altronde.
Quando il sonno le stava lontano, lei amava chiudere gli occhi, si immaginava di andare in luoghi lontani, vedere nuovi colori, sentire nuovi odori, sorridere a volti nuovi; in un secondo poteva viaggiare dall'India, all'Alaska, alla Nuova Zelanda: il mondo in un secondo sembrava minuscolo, rispetto al potere dell'immaginazione.
E sorrideva, pensando ai viaggi futuri, voleva consumarle quelle valigie che stavano nel suo armadio a prendere polvere da troppo tempo; quindi apriva gli occhi, guardava il planisfero appeso davanti al suo letto, e le sembrava che il cuore le esplodesse nel petto.
Sentiva quella città troppo stretta per una come lei, fin da quando era piccola; non l'aveva mai sentita sua.
Guardò di nuovo l'orologio, erano le 3.00.
In 5 minuti aveva parlato, a modo suo, più di quanto avesse fatto in anni e anni; questo perchè aveva parlato con il cuore e la mente aperti, aveva sorriso con gli occhi e non con la bocca, e aveva pensato quello che voleva pensare, non quello che si sentiva obbligata a pensare.
Richiuse gli occhi, e pensò che forse era pazza; non credeva che le sue amiche avessero comportamenti come quelli, si sentiva una pazza.
Ma d'altronde, si dice che i matti siano sempre i migliori; e con questo pensiero nel cuore, il sonno finalmente la abbracciò.
"L'amavo non per il suo modo di ballare con i miei angeli, ma per come il suono del suo nome poteva mettere a tacere i miei demoni." -Christopher Poindexter
Story by weyhey_harry