La mia prima volta (storia mia vera)
Sapevo fosse quello il giorno, me lo aspettavo. Entrò e si diresse come un cieco nella camera da letto, senza sapere la strada. Posò le chiavi, il telefono, e la sua cattiveria. Si sedette e fece un sospiro, come voler dire 'finalmente sto comodo'. Io ero in piedi, facevo avanti e indietro, guardando oggetti, statuine, pupazzi, muovendoli per poi rimetterli a posto dopo qualche secondo. Sentivo i suoi occhi puntati su di me, che andavano a destra e poi a sinistra, mi seguivano in ogni movimento. Mi fermai un attimo, lo guardai e vidi in lui quello sguardo freddo, menefreghista, ma angelico. Ripresi a girare ansiosamente per quelle quattro mura con la voce affannata dalla paura, gli occhi pieni di vergogna. Ci fu un attimo di silenzio e all'improvviso sentì una vibrazione dentro di me, mi stava parlando, mi stava chiedendo di fermarmi e sedermi accanto a lui. Indossai la maschera della 'preziosa,stronza' e con un sorrisetto diabolico mi misi nel letto opposto, per fargli un dispetto, come ero solita fare, lui socchiuse gli occhi e fece un ghigno, come voler dire 'è inutile, prima o poi ti prendo'. E così fu. Si alzò venne da me, mi prese per il braccio e di peso mi portò nel suo lato, nel letto viola. Lasciò la presa e mi alzai di scatto, e me ne andai. Passò un'ora, un'ora piena di sguardi provocanti, gesti, frasi a frecciatine, sorrisi diabolici, e risatine sarcastiche. Era così che funzionava tra di noi. La paura sparì e mi sedetti nel suo letto, gambe fuori e stesa nel cuscino, lui infondo, con la sua mano nel mio ginocchio. Dissi di sentire caldo, ma non era così, lo feci solo per sentirmi dire da lui 'spogliati', ma non lo feci. Lo fece lui. Si alzò, e iniziò a sfilarmi i calzoncini. Le sue mani fresche toccavano le costole e sfilavano dolcemente la maglia bianca. Rimasi in intimo, non ero nuda, ero vestita di paura, ansia, timidezza.
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