[...] anche in compagnia di suo fratello passava parecchio tempo in silenzio, a fissare il cielo notturno, nelle belle notti estive come quella. Oppure se ne stavano seduti sul tetto di casa, a Stohess, insieme a Rielke e a Mieke oppure da soli, persi in discorsi impegnati sulle missioni o su eventi particolarmente divertenti successi in giornata, quasi sempre al cugino.
Un ricordo in particolare arrivò a solleticarle la mente, facendole stringere il cuore.
"La tradizione vuole che i soldati che muoiono oltre le Mura diventino stelle" aveva iniziato lui con quel suo tono che aveva un che autoritario anche mentre suonava rassicurante, facendole alzare gli occhi sulla volta celeste con un cenno. "Il loro ardore non smetterà mai di risplendere e illuminare il cammino di coloro che verranno dopo. Per ogni vita che si spezza, si accende una luce."
Lei sapeva che quello era un contentino, una storia per bambini, ma per il cielo, la forza che le aveva dato quel discorso l'aveva rinvigorita. Suo fratello sembrava crederci sinceramente. Una tradizione della Legione, della loro gente, di quelle persone che conoscevano il dilaniante dolore della perdita come lo conosceva lei. Nina non aveva mai capito cosa significasse davvero appartenere a qualcosa, prima di tornare dalla sua prima missione e scorgere sul volto dei compagni lo stessa amarezza che provava lei. Ma anche la stessa forte determinazione nel voler davvero credere che, quelle luci, non si sarebbero mai spente o avrebbero smesso di vegliare.