Li guardo, prima lei, poi lui. Entrambi nervosi, a giocare con le proprie dita, le labbra socchiuse come se le parole da dire fossero lì, in balia del rimanere ferme in gola o uscire, essere urlate mentre il corpo trema dal nervoso. Io rimango a guardarli, sono i primi che entrano senza dire nulla che possa veramente servirmi per poterli aiutare: Niall balbettava, indeciso se davvero parlare o no, Emily sembrava semplicemente la sua fotocopia al femminile. Penso a cosa possa accadere tra quelle quattro mura da quando le sue urla sono state brutalmente soppresse dal silenzio, come se quest'ultimo avesse strozzato la sua dolce risata con le grandi mani. E penso che ora è tutto così diverso, tutto così spento.
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