In questi anni,non ricordo un solo giorno in cui Simona non abbia trovato rifugio in un mio abbraccio,mentre piangeva,mentre rideva,mentre esisteva. Mi guardava e non capiva cosa provavo per lei,non la sopportavo,mi conosceva come le sue tasche ed era come se ignorasse i miei sentimenti. Era una stronza con le unghie e lo sputo sempre pronti,ma sapevo quanto significavo per lei. Tendeva a scappare dalle difficoltà,e poi dava a me del codardo. Quando rideva,le brillavano gli occhi,e quando era arrabbiata con me,non riusciva a lasciarmi andare. Mi perdonava sempre tutto e non capivo che cosa la spingesse a farlo. Quella mattina d'estate in cui lei partí senza dirmi addio,mi spezzó il cuore. Il motivo l'avevo capito,ma avrei voluto che ne avessimo parlato. Scappava dalle sue emozioni,le facevano paura,ma la colpa era anche mia:non le avevo mai detto quanto significava per me,e questi anni,che mi sono passati dentro senza neanche il tempo di rendermene conto,sono stati uno spreco,avremmo solo dovuto ammettere a noi stessi che non eravamo più amici da tempo,e che forse non lo eravamo mai stati realmente,ci eravamo solo autoconvinti di esserlo.